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L’arte della calligrafia e il Taijiquan – 2007

Chen Xiaowang

L’arte della calligrafia e il Taijiquan – 2007

Estratto da un intervista al Gran Maestro Chen Xiaowang del 2007
Chen Xiaowang: l’arte della calligrafia e il Taiji Quan

La calligrafia, cioè il modo in cui si scrivono i caratteri, si divide in tre livelli: base, intermedio e alto, in cinese zan, zou e ben. Zan significa scrivere i caratteri lentamente, un tratto alla volta; zou significa scrivere unendo i tratti, in corsivo; ben significa scrivere senza staccare mai il pennello dal foglio, come un cavallo che corre al galoppo.
Di solito nella calligrafia si passa da zan a zou a ben, fino ad arrivare a copiare i lavori di famosi calligrafi del passato, per imitarne lo stile. A questo punto si passa a creare il proprio stile personale.
Quando ho iniziato a interessarmi alla calligrafia ho parlato con un mio amico, il presidente dell’Associazione di Calligrafia della provincia dello Henan, che mi ha spiegato quanto sopra. Allora gli ho chiesto: ”Per quanto tempo devo esercitarmi per poter avere dei buoni risultati?” , mi ha risposto: ” Almeno per vent’anni”.
Per me era un metodo troppo lento, così ho deciso di cominciare subito dal mio stile personale.
Mi sono esercitato per un anno e quindi l’ho invitato a casa mia per avere il suo parere sui miei lavori. “Quelle calligrafie appese alla parete sono opera tua?”, mi ha chiesto, “Si”, gli ho risposto, “che ne pensi?” e lui “Sono belle, il tuo metodo funziona”.
In seguito è venuto ad intervistarmi un giornalista che ha fatto molte foto alle calligrafie per poi  portarle a Pechino. Le ha mostrate al presidente dell’Associazione Nazionale Cinese di Calligrafia, a cui sono piaciute molto, tanto che mi ha telefonato per chiedermi se volevo diventare membro onorario dell’associazione. Ho acconsentito, e così mi ha spedito a casa il certificato.
Non c’è un’unica strada predefinita da seguire per la calligrafia, fondamentalmente si tratta di esprimere il proprio pensiero e la propria creatività attraverso la mano e il pennello, fino alla carta.
La calligrafia si divide in due tipi, in cinese shufa e shujiang: shujiang significa ricopiare i caratteri, come esercizio, shufa invece significa esprimere la creatività, il gusto e il pensiero. Questa è la differenza tra shujiang e shufa.
Con la calligrafia shufa io esprimo il mio pensiero con tutto me stesso, spesso dico che quando scrivo i caratteri mi sembra di praticare Taiji Quan impugnando il pennello; quando pratico Taiji Quan mi sembra di scrivere senza pennello, il principio e’ lo stesso.
Non è detto che si debba scrivere ogni carattere precisamente tratto per tratto. La calligrafia varia a seconda dello stato d’animo di chi la realizza, certi tratti possono essere più legati, altri più spezzati, alcuni più leggeri, altri molto più scuri ed esprimere forza. Ogni carattere ed ogni brano ha la propria armonia, il proprio equilibrio. Dietro ogni opera c’è uno studio accurato.
Anche questo non si discosta dalla conoscenza della filosofia Yin Yang.
Possiamo osservare come in alcune parti delle calligrafie i caratteri siano più fitti, in altre più radi, in alcuni punti l’inchiostro è più diluito, in altri più denso. Anche in questo caso ritroviamo un’alternanza di opposti che tende all’armonia, a trovare e non perdere l’equilibrio. Ecco perché ci sono tratti più forti e tratti più morbidi, tratti più leggeri ed altri più pesanti.
Risulta così evidente che la calligrafia è completamente in armonia con la teoria del Taijiquan poiché si sviluppa dallo stesso principio.

Le calligrafie del Maestro Chen Xiaowang

Il drago spicca il voloIl libro e la spada
Amore UniversaleLa tigre e il drago

In questi ultimi anni il Granmaestro Chen Xiaowang sta lavorando molto con la calligrafia. Allo scopo di preservare la storia del Taiji Quan, dona le sue opere in cambio di contributi per il progetto di restauro della vecchia casa di Chen Changxing, XIV generazione del Taijiquan della famiglia Chen, situata nel Villaggio Chen, Chenjiagou, nella Repubblica Popolare Cinese.

Traduzione dal cinese a cura di Amanda Carloni
Adattamento di Gianna Sabatelli