Qigong – Storia

Qigong

Storia

Qigong: L'arte di nutrire la vita

Tratto da Sergio Raimondo - Gianna Sabatelli, Percorsi della risonanza.
Lezioni di Qigong e Taijiquan, Edizioni dell'Università degli Studi di Cassino, 2005.

Cenni storici
Il Qigong è una disciplina di tradizione millenaria che comprende numerose tecniche atte a riequilibrare e rinforzare il soffio vitale dell’uomo allo scopo di preservare o ripristinare la salute e favorire lo sviluppo di facoltà latenti. Sebbene lo stesso termine Qigong sia di origine relativamente recente, la pratica degli esercizi compresi nella categoria Qigong sono ormai una branca importante della medicina tradizionale cinese. Questo termine è infatti entrato nell’uso comune per designare in sintesi un insieme variegato di pratiche accomunate dall’attenzione posta al riequilibrio del qi. Determinate interpretazioni dei classici taoisti e soprattutto il ritrovamento di alcune scritture su bronzo, dove viene citata una sorta di danza in grado di eliminare i ristagni del corpo, permettono di supporre che queste pratiche fossero già abbastanza note all’epoca del primo periodo della dinastia Zhou, detto anche degli Zhou occidentali (fine XI sec. – 771 a.C., secondo la cronologia più tradizionale). Al VI secolo a.C. risale invece un’iscrizione su dodici pezzi di giada contenente istruzioni sul convogliamento del respiro e del qi nel basso addome. Oltre ad antichi trattati di medicina, di grande utilità per le informazioni sul Qigong di più vecchia data è un reperto della dinastia degli Han Occidentali (206 a.C.-24 d.C.) rinvenuto nel 1973, recante quarantaquattro dipinti su seta colorata con figure di uomini e donne di età diversa che praticano svariati esercizi. Le immagini illustrano come questi movimenti fossero combinati con la respirazione e l’intera serie costituisce il Daoyin tu (La mappa del Dao Yin). Alcuni di essi, poi denominati Esercizi dei cinque animali, imitano i movimenti della tigre, del cervo, dell’orso, della scimmia e dell’oca selvatica. Tuttavia, questi riferimenti alle fonti più antiche non esauriscono la ricchezza della grande famiglia del Qigong che comprende approcci anche molto diversi tra loro, da quelli operanti nel sistema sanitario pubblico in Cina e in altri paesi – non solo asiatici – a quelli basati su credenze magiche, fino al sempre più famoso Taijiquan, l’arte marziale del Principio Supremo.

Neijing tu e Xiuzhen tu al Tempio della Nuvola Bianca di Pechino

Lo sviluppo del Qigong, infatti, è avvenuto e continua ad avvenire in ambiti distinti, di solito in comunicazione ma con implicazioni diverse che danno dunque origine a scuole diverse. Le più importanti possono essere così schematizzate:
  • Scuola medica, volta alla prevenzione e alla cura delle malattie.
  • Scuola confuciana,  tesa a coltivare il carattere e la virtù morale.
  • Scuola buddista, di derivazione indiana e tibetana, basata essenzialmente sullo sviluppo della consapevolezza e sul distacco, il cui fine ultimo è il raggiungimento dell’illuminazione.
  • Scuola taoista, trova origine in antichissime pratiche ascetiche e si concentra sulla ricerca della longevità tramite il rafforzamento del corpo e della mente in sintonia con le leggi della natura.
  • Scuola marziale, diretta soprattutto al rafforzamento della costituzione fisica e all’addestramento del corpo finalizzato al combattimento.
Superando queste differenze, si può comunque operare una suddivisione in due grandi categorie: Qigong statico e Qigong dinamico.

Il carattere Qi Gong

Significato del termine Qigong
Una possibile traduzione del termine Qigong può essere “maestria del qi”, ma è necessario ricordare che nel passaggio tra l’ideogramma e la traduzione molte informazioni vengono perse poiché viene meno il potere evocativo dell’immagine con la forza che ne scaturisce. L’ideogramma qi ha un’etimologia complessa che si è modificata nel corso della storia. Il carattere antico raffigurava il vapore che emana dalla terra, mentre l’attuale ideogramma è composto da una parte inferiore che rappresenta il riso e una superiore che richiama l’idea di vapori ascendenti sotto forma di nubi. Nell’insieme, l’immagine suscitata è quella di vapori contenenti fragranze prodotti dalla cottura del riso, con allusione a un senso di trasmutazione e di movimento. L’ideogramma del termine gong è composto da due segni: il primo rappresenta uno strumento di lavoro, il secondo mostra un tendine e un muscolo in attività. L’ideogramma si può quindi tradurre come lavoro che richiede forza e allenamento ma contiene anche il significato meritorio di risultato ottenuto, aggiungendo quindi un informazione di tipo qualitativo. In definitiva, si può accettare che con il termine Qigong si indichi l’arte di coltivare il qi, il soffio vitale che nutre la vita.
Qigong e pensiero cinese
Per meglio comprendere il Qigong è necessario collocarlo all’interno della sua cultura di origine. Il pensiero cinese è essenzialmente un pensiero intuitivo-associativo in cui spicca l’abilità di sintesi che lo distingue dall’attitudine analitica tipica del pensiero occidentale. L’approccio analitico necessita di un distanziamento critico, della separazione del soggetto dall’oggetto, mentre il pensiero cinese tende a restare immerso nella realtà per meglio percepirne e preservarne l’armonia. Esso non ha sviluppato l’idea di legge, ma piuttosto quella di modello e di ordine dove le cose si influenzano reciprocamente. L’obiettivo non sembra essere la ricerca di una causa prima o di una verità assoluta, bensì di una azione civilizzatrice che dà vita a un ordine inteso come armonia e pace. L’armonia, come sostiene Joseph Needham, è “considerata il principio fondamentale di un ordine cosmico spontaneo e organico”,  dove nessuna parte può  essere compresa se non in relazione al tutto e lo squilibrio di una parte determina lo squilibrio del tutto. In questo modo la saggezza cinese, umanista e naturalista, è solita suggerire temi adatti all’addestramento dell’intero essere. Gli insegnamenti non si rivolgono mai al solo intelletto, ma alla persona intera, e necessitano di continui approfondimenti tesi a migliorare la propria vita in armonia con la natura e il mondo. Marcel Granet attribuisce al pensiero cinese il grande merito di “non aver mai separato l’umanità dal naturale e di aver sempre concepito l’umano pensando al sociale”. Nutrita da questa visione, l’arte cinese del Qigong non si esprime in termini di leggi o di assiomi scientifici, bensì sotto forma di principi o di sentenze brevi e solenni che forniscono orientamento nella pratica e nell’intera vita.
Ambiti di applicazione del Qigong
Il qi è un flusso in continuo movimento, un stato di materia-energia non quantificabile, non visibile, contenente informazioni e capace di riceverne assumendo caratteristiche e funzioni diverse a seconda dei compiti. All’interno del corpo umano il qi mette in relazione gli organi interni con le varie parti del corpo e ha l’importante funzione di fare da tramite tra la mente e il corpo. A livello più generale mette in comunicazione l’uomo, inteso come microcosmo, con l’universo, macrocosmo. Il qi è sensibile all’azione della psiche indipendentemente dalla nostra maggiore o minore consapevolezza. La mente è infatti in grado di modificare le condizioni interne al corpo. Ad esempio, quando pensiamo a qualcosa di spiacevole o spaventoso avvertiamo un aumento nella sudorazione e l’alterazione dei battiti cardiaci. Viceversa, con uno stato d’animo sereno otteniamo una respirazione più lenta e profonda e una regolarizzazione dei battiti cardiaci. Secondo il pensiero cinese, l’uomo rappresenta un microcosmo in cui sono presenti tutti i dati e la conoscenza dell’intero universo. Oggi sappiamo che nel nucleo di una cellula del fegato sono attivi non solo tutti i dati riguardanti l’attività del fegato, ma anche i dati relativi a tutte le altre linee cellulari, così che è possibile, in determinate condizioni, ottenere un individuo completo a partire da una singola cellula. La pratica del Qigong si basa sul principio che il qi ha un suo sapere di cui non siamo consapevoli e che quindi l’uomo, assecondando la propria natura, è in grado di attivare le capacità dell’organismo di curare se stesso. L’allenamento costante fa scaturire una potenza energetica che permette di indirizzare il qi in ogni cellula del proprio corpo o anche di emetterlo a favore degli altri. A un primo livello di pratica, l’azione del Qigong migliora il qi degli organi e il qi di relazione tra gli organi. Ma il lavoro che si fa sul corpo influenza la mente e pertanto, a un livello successivo, si ottiene un miglioramento nella relazione tra psiche e soma. Infine, perseverando nella pratica, si coltiva lo shen, la forza psichica e spirituale nelle sue funzioni latenti. Secondo l’interpretazione di alcuni maestri di Qigong, nello shen esistono due grandi campi di attività che si influenzano a vicenda. Essi sono legati a una attività mentale manifesta e a una attività latente, operanti rispettivamente tramite il pensiero logico e tramite il pensiero intuitivo. Essendo questo tipo di pensiero, intuitivo, quello in grado di percepire il qi e le informazioni in esso contenute, si può capire come coltivare la mente latente e favorirne l’integrazione con le attività della mente manifesta rappresenti un’esperienza di grande sviluppo dell’essere umano. Infatti, in questo modo il praticante si pone in condizione di ascolto della propria natura interiore, preparandosi ad avvertire la risonanza che lo lega all’universo. Il Qigong è pertanto anche un grande strumento di autoeducazione, una via della natura, dell’etica e del rispetto, non riducibile al solo aspetto salutistico.
Principi teorici
La pratica del Qigong deve riferirsi ad almeno quattro concetti basilari: i “tre tesori”, i “tre campi del cinabro”, il “sistema dei meridiani energetici” e le “tre armonie”. In sintesi, i “tre tesori” sono tre forme di energia, jing, qi, shen, che, con approssimazione, si possono intendere come energia fisica,dinamicae spirituale, dalla più grossolana alla più sottile. Jing è l’essenza vitale e riproduttiva, il qi è il soffio che anima il corpo e lo shen rappresenta la forza psichica e spirituale. Jing scorre attraverso le ossa, qi attraverso la rete dei meridiani principali collegati agli organi interni e shen attraverso i canali prenatali denominati straordinari. Queste tre energie trovano corrispondenze precise con i tre Dantian (termine traducibile in “campo del cinabro”) – situati rispettivamente nel basso addome, nella zona del cuore e nella parte superiore del capo – che sono i luoghi privilegiati delle trasmutazioni energetiche. Non a caso si fa riferimento al cinabro (solfuro di mercurio), la materia prima degli alchimisti cinesi preposta alla creazione dell’elisir dell’immortalità. Il processo segue tre tappe fondamentali di distillazione e trasformazione: nel campo del cinabro inferiore l’essenza (jing) viene trasformata in soffio (qi); nel campo del cinabro mediano il qi viene trasformato in forza spirituale (shen); nel campo del cinabro superiore la forza spirituale viene raffinata e riportata al vuoto (wuji). Questo percorso può essere guidato tramite la concentrazione sui punti dei meridiani energetici, come avviene nell’esercizio denominato Piccola e grande circolazione celeste, di livello avanzato e di cui pertanto si fa solo cenno in questa sede. I meridiani sono ramificati in una rete – o sistema – invisibile lungo la quale circolano qi e sangue e che assicura il collegamento tra sostanze e organi, come meglio si vedrà nei capitoli successivi. Lo stesso percorso di circolazione energetica guidata può altresì svilupparsi spontaneamente a seguito di una lunga pratica, come avviene nel Taijiquan. Le “tre armonie” sono i principi  basilari che predispongono al lavoro sull’energia interna. La prima – tiao shen, armonizzare il corpo – consiste nella regolazione della postura e nel rilassamento completo del corpo e della mente per consentire al soffio di fluire liberamente e nutrire gli organi interni e le funzioni  cerebrali. Tiao xi è l’armonizzazione del respiro, che consente di utilizzare l’energia dell’aria per favorire lo scambio tra la circolazione sanguigna e le cellule dei tessuti. Si tratta di acquietarsi e, senza forzare il respiro, favorire la discesa dell’aria nell’addome, evitando di bloccarla nel torace, in modo che sia l’intero corpo a respirare. Il processo respiratorio ha anche l’importante funzione di aprire la mente e utilizzare al massimo le potenzialità del cervello. La terza armonia – tiao xin, armonizzare il cuore e la mente – infine, ha lo scopo di liberare la mente da pensieri e preoccupazioni, pacificando allo stesso tempo il cuore. Qui si tratta di rendere salda e tranquilla la mente osservando i fenomeni senza intervenire e lasciando che le cose accadano spontaneamente. Il processo di purificazione della mente è un processo lento che evolve di pari passo con il respiro e la regolazione del corpo, così che l’armonia risulta dall’integrazione delle tre armonie. La perseveranza nella ricerca della quiete ingenera nel fisico una condizione di basso consumo energetico e sul piano psicologico una sensazione di forza e stabilità,  presupposti per il ripristino di una buona salute psico-fisica.

Pratica il Non-agire, bada a non fare niente,
assapora il senza-sapore;
considera il piccolo come grande, il poco come molto!
Intacca il difficile là dove è facile;
fai grande ciò che è minuto!
Le cose più difficili del mondo
prendono avvio da ciò che è facile;
le cose più grandi del mondo
prendono avvio da ciò che è minuto.
Perciò il Santo non fa mai niente di grande,
e così può compiere il grande.

Il maestro di Qigong Wang Ting Jun